Quante volte abbiamo sentito la parola stress e provato il timore di essere colpiti? Lo stress viene considerato come la malattia ‘simbolo’ del secolo moderno, in quanto molte delle sue cause sono legate alla frenesia degli impegni giornalieri e ai ritmi vorticosi ai quali siamo costretti ad adattarci, che non ci permettono di vivere le giornate in modo sereno e positivo. Ma non pensiamo che lo stress sia solamente una patologia moderna, in quanto già dagli ’30 del novecento molti studiosi si sono occupati di focalizzare il problema e di descriverlo in termini clinici.
E’ il caso dello stimato Dottor Hans Selye dell’università di Montreal in Canada, considerato un precursore dello studio dello stress, che impiegò il termine nel 1935 per descrivere le tensioni registrate su un suo paziente, oppure del profondo lavoro svolto negli anni ’80 da R. Karasek e applicato allo studio dello stress derivato da fenomeni professionali. Lo stesso dottor Karasek elaborò un questionario molto preciso, ancor oggi impiegato in molti ambienti lavorativi, per valutare le situazioni stressanti della professione e esaminarne l’impatto fisico e psicologico sui dipendenti.
In questi anni molti medici, studiosi e psicologi si sono occupati di analizzare lo stress sotto diversi punti di vista, iniziando dalle cause che provocano la patologia fino alle diverse manifestazioni e alle possibili vie di guarigione. Sì, perché lo stress viene considerato a tutti gli effetti come una vera e propria malattia, che chiede di essere analizzata nelle sue cause, nei suoi sintomi e quindi di essere eliminata con cure attente e propositive. Lo stress viene oggigiorno curato, ma è importante conoscerne le cause e, soprattutto riconoscere quando il soggetto ne è colpito anche in forme lievi. Le forme leggere di stress, se non vengono opportunamente trattate con percorsi psicologici e motivazionali coerenti possono infatti sfociare in gravi episodi che minano la salute delle persone, per cui cerchiamo di analizzare le manifestazioni dello stress per comprenderle al meglio!
Stress: conosciamo il termine
La parola stress è di origine inglese e nella lingua madre viene impiegata per descrivere la forza esercitata da un certo oggetto. Si tratta di una parola presa in prestito dal campo della fisica e dell’ingegneria, ma che purtroppo rende benissimo il concetto dell’enorme sforzo al quale sono sottoposti il fisico e l’organismo di chi ne soffre. Una forza stressante è una forza che agisce esercitando una certa pressione che, a lungo andare può risultare pericolosa e logorante e quindi danneggiare in modo perenne i meccanismi di una certa macchina o di un certo circuito. Se applichiamo questa potente metafora al corpo e alla mente degli esseri umani, possiamo quindi comprendere che le forze stressanti logorano il nostro corpo, la nostra mente e il nostro organismo via via che il tempo passa.
Gli specialisti sono concordi nell’impiegare il termine stress per descrivere una reazione che il corpo e la mente umana mettono in moto a seguito di un cambiamento. Lo stress non è, infatti, solamente cattivo, ma può possedere una natura buona e positiva se la sua applicazione porta a cambiare mentalità orientandola verso orizzonti più aperti e propositivi, ad affrontare le sfide di ogni giorno con voglia e decisione e anche ad attivare le facoltà mentali mantenendoli lucide e reattive. In questo caso si parla di ‘stress buono’ che serve professionalmente per migliorare le proprie performance professionali e che può anche rendere le relazioni sociali e affettive più piacevoli, interessanti e per certi versi affascinanti. In questo caso lo stress è però di natura diversa, in quanto si tratta di una sollecitazione positiva che proviene dall’esterno, di uno stimolo che serve a migliorare la vita di ogni giorno e a renderla più fresca e attiva.
Purtroppo le diverse condizioni ambientali e sociali dei tempi moderni hanno portato la comunità a dare al termine stress una valenza negativa, perché il troppo stress fa male alla salute. Lo stress cattivo non si limita a far scattare i positivi meccanismi neuro chimici che ci mantengono belli svegli, reattivi e propositivi, ma attuano una serie di cambiamenti pericolosi all’interno della nostra persona. Ciò accade quando la dose di stress alla quale siamo sottoposti giornalmente supera il livello controllato e va a minare il nostro delicato equilibrio psico fisico. In questi casi si parla correttamente di ‘distress’. Cerchiamo quindi di capirne le caratteristiche, per riconoscerlo e quindi per combatterlo in modo efficace e attivo.
Il distress, ovvero lo stress cattivo
Come abbiamo notato, lo stress si manifesta a causa di cambiamenti che interessano la sfera sociale, professionale ed emotiva dei soggetti. Iniziamo ad analizzare la sezione professionale, probabilmente quella in cui i soggetti che soffrono di stress cattivo più si rispecchiano. Può accadere che la mole di lavoro giornaliero alla quale le persone sono sottoposte sia troppo elevata e che quindi i professionisti non si sentano in grado di supportare una tale quantità di impegni. Spesso non si tratta di quantità, ma anche di qualità del lavoro e questo aspetto è tipicamente legato alle situazioni che derivano dalle crisi economiche. Se, ad esempio, un tempo gli uffici erano affollati e ogni figura professionale si occupava di svolgere certe mansioni, le drastiche riduzioni del personale e la mancata assunzione, ovvero il turn over, di nuovi operatori hanno portato le persone che hanno conservato il proprio lavoro a fare per tre, ovvero ad imparare il lavoro degli altri e a praticarlo durante le ore lavorative, spesso senza la dovuta formazione e anche senza la necessaria predisposizione ad attuarlo. Ad esempio, può capitare che una commessa di negozio si trovi a dover curare la contabilità dell’ambiente lavorativo, senza magari avere le basi professionali e dovendole imparare in tutta velocità per supplire alla mancanza. Ecco che la responsabilità aggiunta al proprio lavoro può dare vita a situazioni stressanti, legate alla mole e alla natura del lavoro svolto.
Un altro importante campo dove lo stress può insorgere è indubbiamente la sfera familiare. Se, ad esempio, ci troviamo a dovere accudire un parente che ha problemi di salute, oppure veniamo a conoscenza di una malattia, possiamo essere colpiti da stress, in quanto possiamo fare fatica conciliare i tempi ma soprattutto siamo portati a nutrire sentimenti come la tristezza, la paura e a coltivare il pensiero di non farcela ad accudire i nostri cari nel modo adeguato. Tutto ciò è perfettamente normale, ma se la situazione si associa a problemi legati alla sfera professionale i risultati potrebbero essere pesanti e quindi portare la persona provare uno stress diffuso al corpo e alla sfera psico emotiva.
Prestiamo attenzione anche agli avvenimenti positivi, in quanto anch’essi potrebbero indurre alla comparsa di manifestazioni stressanti. Un matrimonio, la nascita del primo bambino, un trasferimento di residenza anche in condizioni favorevoli sono tutti eventi felicissimi, ma che chiedono un enorme dispendio di energie fisiche e mentali. Alle energie elargite si associa un aspetto importante: si tratta di un cambiamento vitale, che può essere recepito in modo positivo oppure negativo dal soggetto. Tutto ciò non va assolutamente considerato sotto una luce negativa, ma compreso in modo lucido e analizzato in maniera profonda, in quanto si tratta di naturali manifestazioni mentali, comuni a tutti gli esseri umani.
Lo stress: le prime manifestazioni
Lo studioso Hans Selye classificò come “Sindrome generale da Adattamento” lo stress così come lo conosciamo al giorno d’oggi. Si tratta di una sindrome, che si attiva nel momento esatto in cui una persona percepisce il fattore che la stressa e quindi si comporta in determinati modi per contrastarlo. Come sappiamo, l’eredità che l’essere umano si porta dietro si manifesta soprattutto nei momenti di pericolo, per cui la risposta più primitiva si basa su una sorta di ‘combattimento e di fuga’. Si tratta, in altri termini, di istinto primitivo che viene a galla e che si manifesta nelle situazioni di pericolo che esulano dalla nostra normale routine di ogni giorno. Il corpo e la psiche attuano un piano di emergenza, che ha come scopo finale la sopravvivenza dell’individuo
Inizialmente la mente umana mette infatti in moto un vero e proprio stato d’allarme, durante il quale la mente ordina al corpo di comportarsi in un determinato modo. Ecco che avvengono delle modificazioni chimiche che chiedono di essere studiate con la massima attenzione e che nella loro specie si rivelano molto affascinanti. Tra esse, le più ricche di significato sono indubbiamente l’irrigidimento muscolare, il respiro più veloce e frammentato, l’aumento del battito cardiaco e anche della sudorazione. Per assurdo, il corpo mette in moto dei meccanismi di difesa che apparentemente fanno stare bene il soggetto, con il rilascio dell’adrenalina, ma si tratta di una sensazione dalla natura effimera, che lascia spazio in un secondo momento ad un’infinita stanchezza e ad un senso di grande spossatezza. I sintomi maggiori dello stress sono quindi acuti, coinvolgono l’intera totalità del corpo e non risparmiano nessun soggetto, anche il più forte e fisicamente robusto.
Se analizziamo in modo ponderato questa manifestazione del corpo rispetto allo stress possiamo cercarne un’utilità primitiva. Se, ad esempio, qualcuno ci aggredisce, l’acutizzazione dei sensi, l’irrigidimento dei muscoli, l’adrenalina che si libera e quindi la sensazione di invincibilità ci dovrebbero aiutare a reagire nel modo migliore, combattendo e quindi salvando la situazione. Nella realtà, queste manifestazioni fisiche sono effimere, in quanto a lungo andare logorano il nostro corpo e rendono disequilibrati i valori del circolo ematico e della pressione arteriosa. Tali manifestazioni portano con loro anche un’infinita stanchezza, come accade in seguito a prestazioni fisiche troppo impegnative, oppure in seguito all’avvertimento di una paura troppo forte. Quante volte ci siamo sentiti spossati dopo avere preso uno spauracchio? Si tratta di una manifestazione fisica normalissima, in quanto il corpo è stato provato e ora chiede di riposare per continuare a svolgere in modo normale le sue funzioni vitali.
Un’analisi speciale va inoltre ricercata ai meccanismi chimici che avvengono nel nostro corpo quando subiamo questo genere di esperienze. Gli ormoni dello stress, nel particolare il cortisolo, entrano in circolo nell’organismo, dando vita ad uno stato di agitazione costante, che porta a un logorio degli organi interni, ad episodi legati all’aumento della secrezione dei succhi gastrici quindi a possibili casi di pirosi, di reflussi gastrici e nei casi più critici di ulcere all’apparato digerente. Lo stress colpisce molto spesso l’apparato digerente,soprattutto nelle persone che non si alimentano in modo corretto o che già sono predisposte a soffrire di queste patologie. Che dire poi dei problemi legati ai possibili danni al fegato e ai reni, che posti in una situazione di stress potrebbero non funzionare correttamente e quindi portare ad un indebolimento generale del fisico.
Stress: la fase della resistenza
Nella prima fase di percezione dello stress, il corpo e la mente sperimentano sensazioni nuove, mai provate finora. Per questo motivo le reazioni sono così forti ed inaspettate. Il nostro corpo deve combattere un nemico che non conosce e quindi mette in moto delle difese speciali, puramente fisiche e votate alla conservazione della specie.
Una volta superata questa fase iniziale, se i fenomeni stressanti non diminuiscono in modo spontaneo, i soggetti possono cadere nella fase chiamata della resistenza, che viene anche chiamata di adattamento. In altri termini, il corpo e la mente si abituano alle situazioni stressanti, per cui questo modo di vivere e di dover affrontare gli impegni giornalieri diventa incredibilmente normale. Si tratta di una condizione molto pericolosa, in quanto il livello di energia richiesta è altissimo e il corpo si sta logorando poco e poco, talvolta senza che il soggetto stesso se ne accorga in modo lucido. Un esempio di adattamento può essere ad esempio ricercato nella diminuzione drastica delle ore dormite durante la notte. La rigenerazione che avviene con il sonno assicura che le funzioni vitali vengano svolte nel modo corretto e che la mente possa fare ordine fra gli avvenimenti accaduti durante il giorno. Se in seguito ad episodi stressanti il sonno diminuisce, in modo sensibile, il corpo non ha tempo di rigenerarsi e neanche la mente può riposarsi in modo benefico, con gravi squilibri per tutto l’organismo.
Lo stress: la fase dell’esaurimento
Il terzo stadio dello stress, che segue purtroppo quello della resistenza si chiama esaurimento e il soggetto ci arriva quando purtroppo è già troppo tardi. Spesso accade che lo stress conduca i soggetti in un vortice malsano, a causa del quale non ci accorgiamo neanche dei sintomi delle prime due fasi riscoprendoci nella fase dell’esaurimento in pochissimo tempo. Ma come si manifesta questa fase? Innanzitutto con tanta stanchezza e con il senso che nulla possa essere di beneficio per risanare la situazione.
Molti soggetti, soprattutto quelli più sensibili e altruisti, cadono spesso in una situazione di esaurimento in quanto si prodigano per aiutare gli altri, talvolta senza valutare i rischi per la loro salute personale. Accade che questi soggetti abusino delle loro risorse e quindi, a forza di ‘tirare la corda’, esauriscano le loro energie psico fisiche, sentendosi vuoti e privi di qualsiasi energia vitale. Ma come ci si deve comportare in questi casi? La regola migliore sarebbe essere in grado di valutare il raggio di stress che subiamo ogni giorno, ma ciò è molto difficile da attuare, soprattutto nel contesto professionale e ambientale. Cercare di attuare un atteggiamento alternativo può però aiutarci a combattere lo spettro dello stress, vediamo assieme in che modo.
Lo stress: come cercare di combatterlo
Molte persone ci chiedono di andare avanti anche se siamo stanchi e abbiamo esaurito le nostre energie. Ci danno delle ‘pappemolli’ perché non riusciamo a fare mille cose contemporaneamente come fanno loro, oppure ci additano come sfaticati se non riusciamo a lavorare per tre. Attenzione, questi soggetti non devono in assoluto essere considerati e vanno lasciati stare, in quanto solo noi conosciamo le nostre forze, il nostro corpo, la nostra mente e quindi i nostri limiti. Conoscere e rispettare i propri limiti è sintomo di profonda intelligenza, il contrario di grande stupidità. L’analisi delle persone con le quali ‘abbiamo a che fare’ è di grande aiuto per combattere lo stress in modo positivo, soprattutto se si tratta di soggetti con non conosciamo in modo profondo. Ricordiamoci che chi ‘sputa sentenze’ raramente è una persona intelligente e quindi come tale merita di essere valutata.
Combattere lo stress: iniziamo dal sonno
Ci svegliamo stanchi, spossati e affaticati anche se abbiamo dormito un bel po’ di ore? Si tratta di una stanchezza diffusa, che non può essere contrastata neanche con lunghi riposi in quanto è diventata parte integrante della nostra vita. In questo caso dobbiamo cercare di capire le cause del problema e comprendere che stiamo vivendo un periodo di esaurimento fisico. Dobbiamo quindi cercare di rendere buono, positivo e anche equilibrato il nostro riposo, in quanto da esso parte il percorso di guarigione votato al benessere.
Si tratta di un percorso che deve essere accettato e vissuto in modo preciso da chi soffre di stress diffuso. Molti uomini e donne si sentono ‘di meno’ se si svegliano stanchi e affaticati, allora tirano ancor più la corda per non far pesare agli altri o ammettere il proprio stato. Normalmente, il fisico umano è portato a seguire una catena naturale molto semplice. Un uomo o una donna compiono delle azioni, si affaticano e quindi hanno bisogno naturalmente di riposare. Si riposano e quindi recuperano l’energia sufficiente che permette loro di ricominciare ad agire. Se questa catena per qualche motivo si spezza, possiamo ben capire che l’intero flusso non acquista più il suo senso e il suo valore, per cui ogni azione diventa complicata e difficile da attuare. Se una persona non recupera durante il sonno non può più agire in modo attivo durante la giornata e cade quindi nel terzo stato dello stress che è l’esaurimento.
E’ giunto, quindi, il momento di superare ogni pregiudizio e di pensare a noi stessi in modo profondo. Il sonno permette che avvenga la rigenerazione cellulare e che quindi corpo e mente si riequilibrino in modo naturale e positivo. A chi ci dice ‘Fai il riposino pomeridiano? Ma non ti vergogni?’ Rispondiamo con un No, forte e sicuro e affermiamo che abbiamo bisogno di riposare un po’ anche al pomeriggio, perché il nostro corpo ce lo chiede, per aumentare il benessere e per rendere in modo migliore durante i nostri impegni di tutti i giorni!
Una persona affaticata deve lasciare stare i giudizi degli altri e riposarsi quando ne avverte la necessità, altrimenti rischia di rendere ancor più pericolosa ogni azione, di logorare in modo più pesante il fisico e quindi di incorrere in malattie anche molto pericolose. Tra le tante si inseriscono gli infarti, gli ictus, l’innalzamento della glicemia e quindi il diabete, nonché le patologie legate all’insufficienza renale. Aggiungiamo anche i disturbi stressanti che colpiscono la pelle e i tessuti, come gli eczemi e la psoriasi, che non devono mai essere sottovalutati.
Se lo schema benefico di
azione>riposo>recupero>azione,
si trasforma in azione fatta male a causa dell’affaticamento> stanchezza quindi mancato recupero> mancata azione perché esaurimento psico fisico a cosa serve continuare questa catena così faticosa?
E’ necessario fermarsi, analizzare ogni sintomo e ogni causa che hanno condotto i soggetti fino a questo punto, in quanto il periodo dell’esaurimento può portare con sé due comportamenti diversi, ovvero la depressione e l’agitazione. Solitamente le persone che soffrono di depressione alternano questi due comportamenti e la catena porta con sé stati di agitazione e quindi di mancato riposo. A ciò segue la depressione, perché il soggetto non riesce a portare a termine le operazioni di ogni giorno e si sente triste, malinconico e incompreso da chi gli sta accanto.
Lo stress: i sintomi della depressione
Come abbiamo cercato di chiarire, la depressione porta con sé momenti di grande euforia e eccitazione e istanti di grave depressione, ovvero di senso di inutilità diffusa. La depressione porta con sé difficoltà nell’agire, in quanto il corpo non riesce fisicamente ad attuare le azioni giornaliere, anche le più semplici e naturali come preparare da mangiare oppure fare il bucato. Dal punto di vista professionale, chi soffre di depressione non può lavorare, in quanto anche le mansioni più semplici vengono lette come montagne da scalare, come ostacoli dalla natura infinitamente problematica. Si tratta di sforzi molto consistenti, i quali diventano ancor più pesanti nel momento che le persone depresse si fermano ad analizzare il giudizio altrui.
Spesso la società non è delicata nei confronti delle persone che soffrono di depressione. Le persone giudicano e condannano le persone depresse come soggetti che non hanno voglia di lavorare o che sono vittime di debolezza morale. Niente di più sbagliato: la depressione è una malattia che deve essere compresa in ogni sua sfumatura e che quindi non deve tenere conto dei giudizi, spesso altamente superficiali delle altre persone!
Un aspetto ancor più problematico va ricercato nel fatto che le persone spesso additano i soggetti depressi di ‘essersela cercata’ ovvero di non avere fatto abbastanza, di non essere stati abbastanza forti per contrastare lo stress che ha originato la depressione. Questo fattore è assolutamente falso, in quanto la nascita dell’esaurimento e della conseguente depressione dipendono da una pluralità di fattori difficilissimi da racchiudere in poche righe. Ciò che manca, nei soggetti sofferenti è spesso la forza vitale che permette di creare ‘volontà’ per cui ogni meccanismo si annulla e deve essere letto sotto una luce diversa.
Sotto una luce diversa merita di essere letto anche il rapporto fra sforzo e performance. Spesso chi riesce a fare mille cose in un momento solo viene considerato bravo, forte e intelligente. E se così non fosse? Se si trattasse solamente di un inutile quanto pericoloso dispendio di energie vitali? Ciò che deve cambiare è l’approccio che i tempi moderni hanno indotto nel lavoro, nella concezione della vita personale e sociale, nella necessità di apparire al top in ogni occasione di avere in ogni momento la battuta giusta al momento giusto.
Ciò che deve cambiare, in definitiva, sono i ritmi e la concezione dello stress da parte delle persone. Anche l’approccio di chi soffre di questa importante patologia chiede di essere modificato, perché si tratta di un percorso di guarigione che chiede di essere portato avanti con la massima comprensione e ‘condito’ con amore, intelligenza e supportato dal giusto tempo necessario per guarire in modo completo e positivo.
Per questo motivo, il percorso di guarigione deve interessare una pluralità di fattori, fisici e psico emotivi. Innanzitutto è fondamentale attuare un’analisi dell’ambiente professionale, analizzare quali sono le situazioni che sfociano in stress e annotarle in modo preciso. Può trattarsi di elementi consistenti, così come di piccole sfumature. Tutto è importante, nulla va lasciato al caso. All’ambiente professionale si associa il rapporto con i colleghi, con i dirigenti e anche con gli uffici di riferimento.
Una volta analizzate le cause che interessano l’ambiente professionale, è importante attuare un’analisi più profonda, intima e personale, che si occupi della sfera affettiva e personale del soggetto. Dai rapporti familiari fino a quelli di coppia, alla gestione dei figli e dei genitori, ogni aspetto va attentamente valutato e quindi compreso. Ecco che, dall’analisi del tessuto sociale, personale e professionale può avere inizio un percorso di analisi e di guarigione proficuo, attuato con l’aiuto di esperti nel campo, che possono costruire un efficace quanto produttivo percorso di guarigione dal problema e spianare la strada verso la ricerca della felicità.